Si moltiplicano le giornate dedicate a una patologia: sono 60 a livello nazionale. Osteoporosi, menopausa e timidezza: un tempo non erano considerate disfunzioni, ora sì. E sale il costo per sanità pubblica e famiglie: 4 miliardi all'anno. Ecco come le major del medicinale riescono a venderci farmaci inutili
di MICHELE BOCCI
NON CE n'è nemmeno uno. Sul calendario non sono rimasti più mesi, settimane o giorni liberi da malattie. Da prevenire, scoprire prima possibile, sconfiggere, studiare o raccontare a chi sta bene. Cancro, alzheimer, sclerosi multipla, aids sono protagoniste ogni anno di giornate mondiali o italiane, regionali o cittadine. Ma anche la menopausa, l'osteoporosi, l'incontinenza e addirittura la stipsi hanno i loro periodi dedicati, con appuntamenti nelle piazze, davanti ai supermercati, negli ambulatori. Sotto gazebo montati in centro si misurano glicemia e pressione, si fanno valutazioni odontoiatriche e audiometriche ai passanti. C'è un palcoscenico per ogni problema, che sia infettivo e raro come la meningite oppure diffusissimo come l'ipertensione. Molti forse non sanno che in Italia si celebra anche il mese della prevenzione degli attacchi di panico.
Quanti sono gli appuntamenti dedicati alle malattie? Quelli nazionali almeno 60 l'anno, poi ci sono le manifestazioni locali e il numero sale a 300. In molti, tra medici, farmacologi e responsabili di associazioni di malati, sono convinti che sia troppo alto. Spesso l'invito agli screening e il messaggio che molti non sanno di avere una certa patologia, oltre ad avere effetti positivi, creano ansie e timori. E fanno consumare sempre più sanità: esami, visite e medicinali. È ciò che vuole l'industria farmaceutica, che in Italia fattura oltre 25 miliardi di euro all'anno. Lavora per far guarire da problemi seri ma anche per allargare il mercato, un po' come si fa con i detersivi. Le giornate del malato, normalmente importanti, possono essere un efficace strumento di marketing, e diventare una delle linee di produzione della fabbrica delle malattie.
Quali sono i meccanismi utilizzati per riempire di medicine i nostri armadietti del bagno? Il punto di partenza è la ormai nota frase pronunciata oltre trent'anni fa dal pensionando direttore Merck, Henry Gadsen: "Sognamo di produrre farmaci per le persone sane". Da allora la fabbrica ha scoperto tanti medicinali importanti ma ha anche prodotto nuove patologie e nuovi malati. Eventi naturali della vita come l'invecchiamento e il parto o stati d'animo come la timidezza, oggi, nella grande corsa al benessere assoluto, sono considerati problemi di salute. Così nessuno di noi si sente sano fino in fondo. Probabilmente Gadsen ne sarebbe soddisfatto.
I problemi di salute in piazza
L'idea di partenza è meritoria: portare una patologia in piazza per farla conoscere e magari raccogliere soldi per ricerca e assistenza. Il sistema però è cresciuto a dismisura. "Si rischia di incentivare il consumo di prestazioni sanitarie e di medicine", dice Marco Bobbio, primario di cardiologia a Cuneo e autore per Einaudi del libro "Il malato immaginato". "Tra gli organizzatori delle giornate c'è certamente chi ha uno scopo specultativo. Anche perché nessuno ha mai verificato con studi scientifici se queste iniziative aiutano i pazienti a curarsi meglio o magari spingono qualcuno che ha scoperto i sintomi di un problema ad accentuare artatamente i suoi disturbi, sottoponendosi a esami inutili". E magari a consumare più farmaci. Ma quanti tra coloro che partecipano a una campagna sanno già di avere quel problema di salute?
"L'impressione è che si faccia coinvolgere chi è già seguito per la patologia a cui è dedicata la giornata - dice Bobbio - Chi fuma non va al banco per la prevenzione del tumore al polmone fuori dal supermarket".
A organizzare questi appuntamenti di solito sono associazioni di malati, con l'appoggio di una società scientifica e il contributo dell'industria. Un evento di medie dimensioni al privato può costare anche 100-150mila euro. Le case farmaceutiche credono in queste iniziative. E non solo loro. Sempre più aziende cercano visibilità per i loro prodotti attraverso i problemi di salute. La giornata dell'osteoporosi oltre a sponsor come Procter & Gamble (che vende un farmaco per questo problema a base di risedronato), o Lilly Italia, quest'anno ha avuto la partnership dell'acqua Sangemini. Sul suo sito la società spiega anche di aver pubblicato un "opuscolo esplicativo sulle proprietà dell'acqua Sangemini, sulla prevenzione e la cura dell'osteoporosi per la donna fashion, ma anche attenta al suo benessere". Il tutto per un problema passato negli ultimi anni da fattore di rischio a malattia, secondo alcuni proprio grazie all'impegno dell'industria. Negli Usa si calcola che le visite per l'osteoporosi siano triplicate dall'introduzione sul mercato del farmaco alendronato della Merck.
Al di là delle normali e lecite sponsorizzazioni, esistono appuntamenti organizzati a tavolino per vendere farmaci? Per dare una risposta basta la storia della "settimana nazionale per la diagnosi e la cura della stitichezza". "In Italia è stata fatta per ben tre anni consecutivi - spiega Bobbio - Si volevano sensibilizzare medici e cittadini sulla necessità di curare questo problema in previsione dell'arrivo sul mercato di un farmaco". Quel medicinale era a base di tegaserod ed era prodotto dalla Pfizer, che l'ha ritirato dal commercio in Europa nel 2007, perché sono stati segnalati casi di problemi cerebro-vascolari tra chi lo aveva preso. "E dall'anno dopo la settimana della stitichezza è scomparsa - dice Bobbio - dimostrando che il grande interesse "scientifico" era ingigantito per preparare il lancio commerciale".
Curare malattie che una volta non erano malattie....... [continua....]
FONTE : La Repubblica
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