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martedì 27 novembre 2012

SALUTE, BOCCIATI I CHECK UP DI ROUTINE. "MOLTO SPESSO SONO INUTILI"


La ricerca del Nordic Cochrane Centre in Danimarca, pubblicata sul British journal of medicine. 

I dati si basano su 14 esperimenti che hanno coinvolto 180.000 persone


I controlli medici di routine non sono sempre utili e non riducono i morti per malattie gravi come, ad esempio, alcuni tumori o determinate patologie cardiache. A bocciare i check up generali è uno studio di un gruppo internazionale di ricerca per The Cochrane Library, pubblicato sul British journal of medicine. Anche se la prevenzione di questo tipo è diffusa e considerata importante in molti paesi, gli studiosi sconsigliano di offrire check up generici nell'ambito di un programma di salute pubblico. I risultati dello studio si basano su 14 esperimenti che hanno coinvolto oltre 180.000 persone.

"Dalle prove che abbiamo riscontrato, è improbabile che invitare i pazienti a controlli generali di salute sia vantaggioso - ha detto il coordinatore della ricerca, Lasse Krogsbøll del Nordic Cochrane Centre di Copenhagen, in Danimarca - . Anche perché spesso quando i medici visitano un paziente, identificano altri problemi, e chiedono ulteriori esami, a volte per problemi secondari. Si perde di vista l'obiettivo principale della cura". Inoltre lo screening generale di persone sane può essere dannoso e finire per portare a "sovradiagnosi e trattamenti eccessivi". 
Visite e esami  generali di salute sono una pratica standard in molti paesi europei e sono offerti con l'intenzione di ridurre la diffusione di malattie, permettendo una diagnosi e una cura nelle prime fasi della patologia. Per molte persone sono ormai un'abitudine e gran parte dei medici li considerano fondamentali. Il team di studiosi ha scoperto però che possono avere implicazioni negative che non erano state previste. Un esempio è la diagnosi e la cura di malattie che avrebbero potuto non presentare mai sintomi o accorciare la vita. Inoltre, anche il fatto di essere etichettato come malato può avere un impatto negativo sulla psicologia delle persone. 

I risultati dei ricercatori sono basati su 14 esperimenti. I partecipanti sono stati divisi in almeno due gruppi: uno nel quale erano invitati a controlli generali e uno nel quale non lo erano. Il numero di nuove diagnosi non è stato studiato a fondo, ma in un esperimento, i check up hanno portato a più diagnosi di ogni tipo. In un altro esperimento, le persone del gruppo invitato a farsi controllare avevano maggiori probabilità di avere diagnosticata ipertensione o colesterolo alto, come è prevedibile. Mentre in altri tre degli esperimenti sono stati identificati diversi problemi nei gruppi controllati.

Comunque, sulla base di nove esperimenti con un totale di 11.940 morti, i ricercatori non hanno evidenziato differenze tra il numero di morti nei due gruppi nel lungo termine, sia in generale che dovute a cancro o malattie cardiache. Gli altri risultati non sono stati studiati a fondo, ma suggerivano che offrire controlli generali di salute non ha alcuna influenza sui ricoveri in ospedale, la disabilità, la preoccupazione, la visita di specialisti, le ulteriori visite dai medici o il tempo lontano dal lavoro. "Non stiamo dicendo che i medici dovrebbero smettere di fare esami o offrire cure quando sospettano che ci sia un problema. Pensiamo però che le iniziative della sanità pubblica che offrono sistematicamente controlli generali di salute dovrebbero essere evitate."

Secondo lo studio de The Cochrane Library i nuovi studi dovrebbero concentrarsi sulle componenti singole dei controlli di salute e su una migliore individuazione di patologie come, ad esempio, quelle ai reni e il diabete. Inoltre dovrebbero essere progettati per esplorare gli effetti nocivi dei controlli generali di salute, che sono spesso ignorati e generano conclusioni fuorvianti sull'equilibrio tra effetti positivi e negativi. Un altro problema è che le persone che vanno ai controlli di salute quando viene loro proposto sono diverse da quelle che non lo fanno. Infine, le persone che sono ad alto rischio di malattie gravi potrebbero essere meno propense a farsi visitare.

 

FONTE: repubblica.it

martedì 9 novembre 2010

FRANCIA, RITIRATO FARMACO KILLER

Sarebbe responsabile di mille morti


Un medicinale per la cura del diabete, utilizzato poi anche per i pazienti obesi che volevano perdere peso, è stato ritirato dal mercato in Francia. Secondo uno studio del Servizio sanitario nazionale (Cnam), il prodotto sarebbe infatti responsabile di circa un migliaio di decessi. Il Mediator, questo il nome del farmaco, era in commercio dal 1976 e fa parte della famiglia delle fenfluramine con un effetto "taglia fame".

Le fenfluramine erano già finite nell'occhio del ciclone degli Stati Uniti, dove sono state ritenute la causa di problemi alle valvole cardiache e di ipertensione arteriosa polmonare e sono state definitivamente vietate. Il divieto è stato esteso anche in Europa, ma il Mediator era sfuggito all'embargo presentandosi come un 'isomeride' (una terapia complementare alla dieta nei pazienti obesi).

Secondo le indagini del Cnam, pubblicate dal quotidiano francese "Le Figaro", su un milione di diabetici il rischio di problemi alle valvole cardiache è moltiplicato di circa quattro volte per i pazienti esposti al Mediator. Inoltre uno studio universitario stima tra i 500 e i 1000 il numero di decessi che hanno una relazione diretta con il medicinale prodotto dai laboratori francesi Servier.


FONTE: tg com mondo

lunedì 1 novembre 2010

LA BIG PHARMA USA SCRITTORI FANTASMA PER CONVINCERE MEDICI E PAZIENTI....

Traduzione da Current.com di Tatiana Coan

Quando abbiamo un disturbo e andiamo dal medico, ci aspettiamo che venga prescritto un medicinale come cura e che la scelta di questo medicinale venga fatta sulla base di risultati di test effettuati per quel disturbo. Invece, probabilmente non è così.


I medici potrebbero pensare che lo sia, come anche i pazienti, ma il fatto è che le informazioni che i medici ricevono – persino da alcune pubblicazioni che hanno la pretesa di essere state convalidate prima di essere pubblicate - sono spesso solo un prodotto dell’ufficio marketing di Big Pharma.


Questo perché Big Pharma usa “scrittori fantasma” per abbozzare articoli per le pubblicazioni e li fa sottoscrivere a medici considerati luminari come se questi ne fossero gli autori, anche se tutto quello che questi dottori fanno è leggere gli articoli e suggerire modifiche.


Questo fatto venne alla luce alla fine del 2008 quando il Congresso (Parlamento USA ndt) iniziò a interessarsi di questa questione e poi nuovamente venne a galla nel 2009. Fu nel 2009 che il New York Times e la Public Library of Science (PLoS - la Biblioteca della Scienza) ebbero accesso ai documenti usati in una causa legale depositata da più di 14.000 querelanti che svilupparono il cancro al seno mentre prendevano il farmaco Prempro, usato come terapia ormonale per la menopausa.


Il farmaco era prodotto dalla casa farmaceutica Wyeth (poi acquistata dalla Pfizer). La Wyeth utilizzò un’azienda di marketing, la DesignWrite, per redigere articoli e adescare medici luminari per farli comparire come gli autori degli articoli.


Secondo un servizio di PLoS Medicine, la rivista della PLoS, la terapia a base di ormoni iniziò nel 1942. Fu allora che il farmaco Premarin (il predecessore del Prempro) divenne il primo farmaco approvato per il trattamento delle vampate di calore dalla Food and Drug Administration. Sforzi promozionali sostenevano che gli estrogeni potevano preservare giovinezza e salute.


Negli anni 70, i medici, influenzati dall’informazione errata che considerava la menopausa una malattia endocrina simile all’ipotiroidismo, prescrivevano estrogeni a milioni di donne che non presentavano sintomi. Con il 1975 si vide che l’incidenza del cancro all’endometrio nelle donne che stavano usando gli estrogeni era aumentata dell’800 per cento.


Per neutralizzare il cancro all’endometrio, fu aggiunto il progestinico alla terapia sostitutiva ormonale. Questo fu propagandato negli anni 1990 quale cura preventiva per malattie cardiovascolari, osteoporosi, Alzheimer, cancro al colon, perdita dei denti e degenerazione maculare. Ad ogni modo, studi compiuti fino al 2002 hanno dimostrato che la terapia ormonale non era riuscita a prevenire malattie cardiovascolari e aumentava il rischio del cancro al seno, infarto, demenza e incontinenza.


Ancora oggi, nonostante dati scientifici definitivi che dimostrano il contrario, molti ginecologi continuano a credere che i benefici della terapia ormonale siano superiori ai rischi. Questa percezione, che non si basa su prove, potrebbe essere il risultato di decenni di influenza attentamente orchestrata dall’industria sulla letteratura medica, così riporta Plos Medicine.


Plos Medicine sostiene che tra il 1996 (quando il Prempro fu pubblicizzato per la prima volta) e il 2004, la Wyeth collaborò con parecchie aziende di formazione medica e di comunicazione – ma soprattutto con la DesignWrite – per pubblicizzare i prodotti appartenenti alla famiglia del Premarin. Nei suoi comunicati con la Wyeth, la Design Write notò che “la Ricerca mostra un’alta fiducia da parte di medici specialisti sugli articoli di riviste che riportano informazioni credibili sui prodotti”. Quindi, in aggiunta a “articoli recensiti nella versione integrale”, la DesignWrite raccomandò che il piano di pubblicazione per i prodotti Premarin includesse mini-recensioni, resoconti di casi, editoriali, lettere e commenti.


La DesignWrite suggerì che pezzi brevi potevano essere pubblicati velocemente e che erano un efficiente “mezzo per collocare autorevoli informazioni sul profilo terapeutico di un prodotto nelle mani di medici influenti”. L’azienda spiegò anche che avrebbe aiutato la Wyeth sul decidere: quali dati presentare, reclutare “gli autori”, scegliere i giornali, creare estratti e manifesti per convegni medici e “Posizionare il prodotto in modo tale da influenzare i sottoscrittori”.


Poi la DesignWrite redigeva gli articoli – lanciando il farmaco sotto la miglior luce possibile – e lo sottoponeva ai medici per riesaminarlo. I medici che lo avevano passato in rassegna diventavano poi gli “autori”.


PLoS Medicine riporta che non c’é prova che gli “autori” siano stati pagati per l’utilizzo del loro nome.


C’é anche piccola prova che gli autori abbiano fatto di più del solo revisionare l’articolo e che occasionalmente hanno dato suggerimenti sulla revisione.


E’ illegale per le case farmaceutiche promuovere un farmaco pubblicizzato per un uso diverso da quelli approvati dalla FDA. Ma gli articoli nelle riviste mediche, nelle newsletters e nei giornali non sono considerati materiale promozionale e la FDA li considera liberi scambi di informazioni e non interviene. (Comunque, si provi a far passare alla FDA promozioni sui benefici di integratori naturali … o persino di cibi naturali…).


PLoS Medicine scrive che, in assenza di dati (o in presenza di dati contrari ai fini del marketing), gli articoli recensiti nelle riviste mediche sono veicoli cruciali per incoraggiare farmaci off-label (fuori etichetta), promuovendone così i benefici non comprovati, e per minimizzare eventuali danni.


In altre parole, Big Pharma può dire qualsiasi cosa voglia sui benefici di un farmaco o ignorare completamente gli effetti collaterali noti e dannosi fin tanto che questi articoli vengono riportati in giornali medici, newsletters e periodici.


Questo estratto dell’articolo del 4 Agosto 2009 uscito su The Times dal titolo “Documenti Medici di Scrittori Fantasma Promuovevano la Terapia” dimostra come funzionava il sistema:

Nel 2003, un dipendente della Design Write scrisse una bozza di 14 pagine di un articolo; l’autore era nella lista sotto l’abbreviazione “TBD” (to be determined) - che significa “da determinare”. Nel luglio 2003, la DesignWrite mandò la bozza alla Dott.ssa Gloria Bachmann, un professore di ostetricia e ginecologia al Centro Medico Robert Wood Johnson.


 La Dott.ssa Bachmann rispose con un messaggio email alla DesignWrite. “Il profilo é eccellente per come è stato scritto”. Nel settembre 2003, la DesignWrite inviò una mail alla Dott.ssa Bachmann con la prima bozza dell’articolo. Lei dichiarò anche quell’ “eccellente” e aggiunse, “Ho soltanto da fare una correzione che ho evidenziato in rosso”.


L’articolo, quasi una copia testuale della bozza della DesignWrite, fu pubblicato nel 2005 ne “The Journal of Reproductive Medicine”, con la dott.ssa Bachmann che appariva nella lista come l’autore principale. Nell’articolo si descrivevano i farmaci a base di ormoni come fossero il “sistema di riferimento” per il trattamento delle vampate di calore e la dottoressa si dimostrava meno entusiasta per altre terapie.


Nella sezione dei riconoscimenti, si ringraziavano parecchi medici scrittori per la loro “assistenza editoriale”, senza rivelare che quegli scrittori lavoravano per la DesignWrite, che faceva pagare alla Wyeth $ 25.000 per produrre gli articoli.


 La Dott.ssa Bachmann , che ha 30 anni di ricerca e di esperienza clinica sulla menopausa, disse che lei giocò un ruolo importante nella pubblicazione per aver prestato la sua competenza. Lei affermò che la corrispondenza via mail non riflette i contributi che potrebbe aver dato durante conversazioni telefoniche e di persona su incontri.


 “C’era bisogno di revisionare un articolo e dissi: “Sì, riesaminerò la bozza e mi assicurerò che sia accurata” La Dott.ssa Bachman disse in un intervista su Tuesday “Questo è il mio lavoro, questo è quello in cui credo, questo riflette il mio punto di vista”.


In risposta a una domanda di un giornalista, Michael Platt, il presidente della DesignWrite, scrisse che l’azienda “non ha partecipato e non parteciperà alla pubblicazione di alcun materiale nel quale non ha completa fiducia sulla validità scientifica del contenuto, basato sui migliori dati disponibili”.


 Ma, come riporta PLoS Medice, la Design Write aveva un’agenda specifica quale agente di marketing pagato dalla Wyeth, che consisteva in:

  • Mitigare i rischi percepiti del cancro al seno associati alla cura ormonale.
  • Promuovere farmaci non testati e off-label, includendo la prevenzione della demenza, la malattia del Parkison e il peggioramento della vista.
  • Sollevare domande sulla sicurezza e sull’efficacia delle terapie concorrenziali (messaggi competitivi).
  • Difendere i benefici cardiovascolari, nonostante la mancanza di benefici dimostrata da prove cliniche aleatorie.
  • Collocare la terapia ormonale a bassi dosaggi.

Sfortunatamente per più di 14.000 donne, la Design Write ha fatto un buon lavoro. Così ora ci si deve chiedere: “Il mio medico ha scelto il farmaco che sto prendendo sulla base di un pezzo di marketing ben scritto?” E’ probabile che sia così. Poiché ci sono articoli come quelli che spingono i medici a decidere quali farmaci prescrivere ai pazienti.

By Bob Livingstone
FONTE: the living spirits

domenica 31 ottobre 2010

IL BUSINESS DELLE FALSE MALATTIE - ECCO I TRUCCHI DELLE INDUSTRIE

Si moltiplicano le giornate dedicate a una patologia: sono 60 a livello nazionale. Osteoporosi, menopausa e timidezza: un tempo non erano considerate disfunzioni, ora sì. E sale il costo per sanità pubblica e famiglie: 4 miliardi all'anno. Ecco come le major del medicinale riescono a venderci farmaci inutili

di MICHELE BOCCI


NON CE n'è nemmeno uno. Sul calendario non sono rimasti più mesi, settimane o giorni liberi da malattie. Da prevenire, scoprire prima possibile, sconfiggere, studiare o raccontare a chi sta bene. Cancro, alzheimer, sclerosi multipla, aids sono protagoniste ogni anno di giornate mondiali o italiane, regionali o cittadine. Ma anche la menopausa, l'osteoporosi, l'incontinenza e addirittura la stipsi hanno i loro periodi dedicati, con appuntamenti nelle piazze, davanti ai supermercati, negli ambulatori. Sotto gazebo montati in centro si misurano glicemia e pressione, si fanno valutazioni odontoiatriche e audiometriche ai passanti. C'è un palcoscenico per ogni problema, che sia infettivo e raro come la meningite oppure diffusissimo come l'ipertensione. Molti forse non sanno che in Italia si celebra anche il mese della prevenzione degli attacchi di panico.


Quanti sono gli appuntamenti dedicati alle malattie? Quelli nazionali almeno 60 l'anno, poi ci sono le manifestazioni locali e il numero sale a 300. In molti, tra medici, farmacologi e responsabili di associazioni di malati, sono convinti che sia troppo alto. Spesso l'invito agli screening e il messaggio che molti non sanno di avere una certa patologia, oltre ad avere effetti positivi, creano ansie e timori. E fanno consumare sempre più sanità: esami, visite e medicinali. È ciò che vuole l'industria farmaceutica, che in Italia fattura oltre 25 miliardi di euro all'anno. Lavora per far guarire da problemi seri ma anche per allargare il mercato, un po' come si fa con i detersivi. Le giornate del malato, normalmente importanti, possono essere un efficace strumento di marketing, e diventare una delle linee di produzione della fabbrica delle malattie.

Quali sono i meccanismi utilizzati per riempire di medicine i nostri armadietti del bagno? Il punto di partenza è la ormai nota frase pronunciata oltre trent'anni fa dal pensionando direttore Merck, Henry Gadsen: "Sognamo di produrre farmaci per le persone sane". Da allora la fabbrica ha scoperto tanti medicinali importanti ma ha anche prodotto nuove patologie e nuovi malati. Eventi naturali della vita come l'invecchiamento e il parto o stati d'animo come la timidezza, oggi, nella grande corsa al benessere assoluto, sono considerati problemi di salute. Così nessuno di noi si sente sano fino in fondo. Probabilmente Gadsen ne sarebbe soddisfatto.

I problemi di salute in piazza

L'idea di partenza è meritoria: portare una patologia in piazza per farla conoscere e magari raccogliere soldi per ricerca e assistenza. Il sistema però è cresciuto a dismisura. "Si rischia di incentivare il consumo di prestazioni sanitarie e di medicine", dice Marco Bobbio, primario di cardiologia a Cuneo e autore per Einaudi del libro "Il malato immaginato". "Tra gli organizzatori delle giornate c'è certamente chi ha uno scopo specultativo. Anche perché nessuno ha mai verificato con studi scientifici se queste iniziative aiutano i pazienti a curarsi meglio o magari spingono qualcuno che ha scoperto i sintomi di un problema ad accentuare artatamente i suoi disturbi, sottoponendosi a esami inutili". E magari a consumare più farmaci. Ma quanti tra coloro che partecipano a una campagna sanno già di avere quel problema di salute?

"L'impressione è che si faccia coinvolgere chi è già seguito per la patologia a cui è dedicata la giornata - dice Bobbio - Chi fuma non va al banco per la prevenzione del tumore al polmone fuori dal supermarket".

A organizzare questi appuntamenti di solito sono associazioni di malati, con l'appoggio di una società scientifica e il contributo dell'industria. Un evento di medie dimensioni al privato può costare anche 100-150mila euro. Le case farmaceutiche credono in queste iniziative. E non solo loro. Sempre più aziende cercano visibilità per i loro prodotti attraverso i problemi di salute. La giornata dell'osteoporosi oltre a sponsor come Procter & Gamble (che vende un farmaco per questo problema a base di risedronato), o Lilly Italia, quest'anno ha avuto la partnership dell'acqua Sangemini. Sul suo sito la società spiega anche di aver pubblicato un "opuscolo esplicativo sulle proprietà dell'acqua Sangemini, sulla prevenzione e la cura dell'osteoporosi per la donna fashion, ma anche attenta al suo benessere". Il tutto per un problema passato negli ultimi anni da fattore di rischio a malattia, secondo alcuni proprio grazie all'impegno dell'industria. Negli Usa si calcola che le visite per l'osteoporosi siano triplicate dall'introduzione sul mercato del farmaco alendronato della Merck.

Al di là delle normali e lecite sponsorizzazioni, esistono appuntamenti organizzati a tavolino per vendere farmaci? Per dare una risposta basta la storia della "settimana nazionale per la diagnosi e la cura della stitichezza". "In Italia è stata fatta per ben tre anni consecutivi - spiega Bobbio - Si volevano sensibilizzare medici e cittadini sulla necessità di curare questo problema in previsione dell'arrivo sul mercato di un farmaco". Quel medicinale era a base di tegaserod ed era prodotto dalla Pfizer, che l'ha ritirato dal commercio in Europa nel 2007, perché sono stati segnalati casi di problemi cerebro-vascolari tra chi lo aveva preso. "E dall'anno dopo la settimana della stitichezza è scomparsa - dice Bobbio - dimostrando che il grande interesse "scientifico" era ingigantito per preparare il lancio commerciale".

Curare malattie che una volta non erano malattie....... [continua....]


FONTE : La Repubblica